Il santuario della Fortuna Primigenia, complesso sacro dedicato alla dea Fortuna, costituisce una grandiosa costruzione architettonica realizzata verso la fine del II secolo a.C. Le forme monumentali del santuario rappresentano una monumentalizzazione di un luogo di culto precedente realizzata attraverso gli investimenti di un gruppo di famiglie della città che grazie ai fiorenti traffici commerciali intrapresi a quell’epoca con l’Oriente romano riuscirono ad arricchirsi enormemente fino a partecipare al rinnovamento urbanistico della città. I resti del tempio furono rimessi in luce in seguito al bombardamento del Centro Storico del 1944, con una lunga campagna di scavo durata fino al 1953 e diretta da Giorgio Gullini e Furio Fasolo.
Esso fa parte di una serie di grandi complessi edilizi sacri realizzati nel Lazio e in Italia centrale durante la tarda età repubblicana. I modelli impiegati fanno riferimento però alle realizzazioni ellenistiche dei grandi santuario della Grecia e dell’Egeo, come il tempio di Asclepio a Kos o quello di Atena a Lindos, sull’isola di Rodi.
Il santuario si articola su una serie di terrazze artificiali, collegate tra loro mediante rampe e scalinate monumentali. Le prime terrazze permettevano l’accesso dei pellegrini all’area sacra ed erano organizzate anche attraverso spazi di purificazione e abluzioni o aree adibite al collocamento di dediche sacre in onore della divinità. Probabilmente in questa zona si situava anche un primordiale boschetto di ulivi sacro alla dea, richiamante il carattere più originario dei luoghi di culto italici.
Attraverso due rampe monumentali, simmetriche, si saliva alla terrazza dei due emicicli dove si svolgevano le pratiche più importanti riguardanti il culto della dea.
A destra della terrazza vi era la sede dell’oracolo con il pozzo sacro dove si estraevano le famose sortes vicino al quale era collocata una statua della Fortuna raffigurata nell’atto di allattare Giove e Giunone bambini. Questa immagine richiamava la sfera della maternità e della fertilità, due ambiti prerogativa della divinità prenestina. Qui si svolgeva anche il rito delle matres castissimae, che vedeva le offerte delle donne della città e delle loro figlie in onore di Fortuna.
Attraversata una terrazza intermedia si saliva al piano “della Cortina” dove si apriva una grande piazza circondata da portici e chiusa da un lungo cripotoportico sopra al quale si innalzava la cavea, un secondo monumentale emiciclo porticato ed infine il tempio rotondo a conclusione dell’itinerario di fede.
Importante per la conoscenza del tempio è il racconto che ne fa Cicerone nel suo De Divinatione, in cui è spiegato lo svolgimento dell’oracolo e anche la storia legata alla fondazione mitica del monumento.
Il Santuario è inserito nel percorso di visita Santuario Fortuna e Museo Archeologico Nazionale
Aperto tutti i giorni, dalle ore 9.00 alle ore 19.00 Ticket €5/2,50 e relative gratuità musei statali (prima domenica del mese) - Info: Tel. 06 9538100, www.fortunaintasca.it
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